Si è appena conclusa sulle piattaforme digitali l’edizione 2021 della Digital Design Week, con la speranza di vederne realizzata nel mese di settembre la versione tradizionale.
Il Salone del Mobile rende Milano la protagonista indiscussa nel mondo del design contemporaneo, accendendo i riflettori su nuovi progetti, proposte d’avanguardia ed eventi in grado di valorizzare il “saper fare” italiano ma anche la sua contaminazione internazionale.
Anche noi di Modulor abbiamo partecipato da remoto al ricco palinsesto di talk e webinar proposti sulle principali piattaforme digitali… ecco alcune nostre considerazioni!
Allestimenti del Fuorisalone nella sua edizione del 2019: sulla sinistra l’installazione “Home sweet home” di Missoni in Via Solferino, sulla destra Nendo in “Breeze of light”
Time Machine, l’installazione durante il Fuorisalone 2017 nella nuova zona del design Ventura Centrale
Time is Time, un ambiente immersivo allestito negli spazi di Superstudio durante la Design Week 2016 incentrato sul tema del tempo
Salone del Mobile e Fuorisalone: Milano la capitale del design
Sembrano passati secoli da quando Milano, nelle settimane centrali di aprile, si riempiva di turisti internazionali, giovani designer emergenti, professionisti in caccia di proposte innovative e studenti universitari bramosi di eventi e lanci di nuovi prodotti.
Dall’appassionato di design, al professionista del settore, al semplice cittadino amante della vita mondana: la settimana del Salone del Mobile è sempre riuscita a catturare gli interessi di tutti.
Una delle poche manifestazioni in grado di coinvolgere un pubblico talmente ampio da trasformare Milano in una grande “comunità del design”.
Impossibile camminare lungo le vie del capoluogo durante quei giorni e non essere coinvolti nel cuore pulsante della Design Week.
Grafiche colorate che identificano i vari distretti, installazioni artistiche e banner pubblicitari con qualche pezzo d’arredamento appena lanciato sul mercato raggiungono ogni angolo della città.
La variante professionale del Salone del Mobile, negli immensi spazi di Rho Fiera e ancor più il suo Fuorisalone organizzato in zone del design in continuo cambiamento sembrano ormai un vecchio ricordo. Due realtà che nel corso degli anni hanno conosciuto un successo tale da diventare entità ben distinte, ciascuna con il proprio pubblico di riferimento.
Fuorisalone, la cartina con i distretti del design per l’edizione 2019.
Sulla destra, il logo ufficiale del Salone del Mobile
Digital Design Week: cosa è e che cambiamenti apporta alla versione tradizionale?
L’annullamento dello scorso anno a causa dell’emergenza sanitaria e il suo futuro incerto anche per la versione 2021 non hanno tuttavia fermato la creatività della Design Week.
L’edizione 2020 della Design Week si era già spostata sui canali digitali, incontrando l’approvazione e coinvolgimento di entrambe le realtà che la costituiscono. Salone del Mobile e Fuorisalone mai come oggi si trovano a dialogare reciprocamente per dar vita a un ricco palinsesto di eventi.
Conversazioni, webinar e riflessioni su cosa significhi fare design oggi e sulle varie sfaccettature di questo mondo.
Le stringenti normative di sicurezza hanno completamente rivoluzionato anche la metodologia di presentazione dei nuovi prodotti.
La presenza fisica è ormai una possibilità troppo restrittiva per cui naturalmente l’attenzione si sposta sul mondo digitale.
Per non fermare la grande macchina del design, le realtà che hanno sempre accompagnato l’edizione tradizionale della Milan Design Week hanno organizzato una versione digitale.
La Digital Design Week 2021 si è svolta sulle piattaforme web di Interni (storica rivista associata alla settimana del Salone), Fuorisalone e AD Italia. Dal 12 al 19 aprile ecco allora una serie di riflessioni che hanno coinvolto figure professionali.
Dal mondo dell’arredamento, all’architettura, ma anche letteratura, tecnologia, arte e realtà artigianali si scambiano pareri e riflessioni sui temi contemporanei che muovono il design. Nello specifico caso di Interni inoltre, la sua versione è proseguita fino al 23 aprile, con l’appuntamento serale fisso programmato alle 18.30 in streaming.
Una citazione di Marco Spinelli, condivisa sui profili social di AD Italia che sottoline l’imporatnza del “su misura”.
Sulla destra: Poltroncina San Siro, progettata da Jasper Morrison per Cappellini e presentata durante la Digital Design Week 2021
Smartworking e nuova percezione dell’ambiente domestico
Tema indubbiamente contemporaneo durante questa Digital Design Week è stato l’introduzione del concetto di smartworking e la nuova domesticità.
Noi di Modulor abbiamo già affrontato questo tema, portando anche esempi di progettazione avvenuti durante i precedenti mesi.
A tal proposito, è interessante l’interpretazione proposta da Lara Facchinetti, HR Manager di Zamperla, nel capitolo “Studio” del laboratorio proposto da Strategy Innovation. Il tema di riflessione si sposta sull’ibridazione tra il lavoro da casa e la vita in ufficio, notando come la miglior condizione lavorativa derivi dall’integrazione di entrambi.
Se prima il mondo lavorativo e la sfera privata erano ambiti ben distinti della nostra quotidianità, ora capita spesso durante una conferenza online di assistere a piccole “intrusioni”. Figli incuriositi dallo schermo e animali domestici scappati dal proprio posto diventano attori di una connessione non solo concettuale, ma anche fisica e visiva. In quest’ottica, la migliore produttività si raggiunge riuscendo a trarre vantaggio da entrambi i contesti lavorativi.
La casa viene identificata come l’ambiente della concentrazione, dove isolarsi dai colleghi, e l’ufficio è invece ambiente della condivisione.
Quello che manca durante lo smartworking sono infatti le riunioni improvvisate e il processo di brainstorming che nascono spontaneamente durante una pausa caffè. Legate alle nuove esigenze di riconfigurazione spaziale, come costatato anche dalla nostra esperienza, si apre in parallelo il cambiamento nella percezione dello spazio lavorativo.
A tal proposito è interessante riportare il punto di vista di Marco Roversi, collega specializzato nella progettazione si arredi su misura in ambito contract. Se infatti la riconfigurazione dell’ambiente domestico è spesso restrittiva, e vincolata a cambiamenti non troppo invadenti, lo spazio di lavoro subisce un cambiamento radicale. Viene proprio ripensato nella sua impostazione basilare, facendo della flessibilità la sua caratteristica fondante.
Funivia, illuminazione a sospesione progettata da Carlotta Bevilacqua per Artmide
6×6 il sistema modulare per l’ufficio progettatao da Roversi
La reinterpretazione delle componenti impiantistiche
La continua ricerca di flessibilità dell’ambiente lavorativo avvicina ulteriormente il contract al mondo del retail, abituato a cambiamenti continui.
La progettazione della componente architettonica diventa allora un punto fondamentale per garantire infinite configurazioni spaziali.
Come nel caso dei white boxes per il mondo del retail, la componente impiantistica viene reinterpretata ora più che mai per il suo impatto estetico.
A portarne un grande esempio è sicuramente la logica progettuale proposta da Davide Groppi durante il talk “Abitare lo spazio di lavoro” proposto da Lombardini22. La visione del designer di fama internazionale è proprio legata alla flessibilità della luce, che si svincola dall’impianto elettrico a cui appartiene.
Le soluzioni proposte nel corso degli anni dallo stesso designer sono sempre state pensate con la volontà di rendere la luce libera da vincoli impiantistici preesistenti. Fornire la luce giusta non significa soltanto permettere di vedere lo spazio ma anche di sentirlo.
Un’impostazione che diventa sempre più scenografica con un lavoro di progettazione che diventa lavoro di eleganza.
Secondo esempio è la serie di progetti portati dall’architetto Duccio Grassi durante il talk Design beyond Matter (il design oltre la materia).
Una relazione tra componente architettonica e impiantistica che supera il livello di necessarietà per diventare integrazione progettuale con la visione estetica.
Altra tematica connessa alla relazione tra esigenze strutturali e flessibilità del progetto è quella dello sfruttamento degli interstizi, la cosiddetta architettura in between. Abbiamo da poco analizzato le potenzialità della progettazione di arredi funzionali in grado di ottimizzare gli spazi e condividiamo quindi a pieno le riflessioni di Daniele Lago, fondatore della nota azienda di arredamento in serie.
L’in-between non è soltanto tematica di progettazione dell’ambiente domestico ma anche la metafora della relazione tra il brand e la propria comunity.
Infinito, Davide Groppi
Zara Rome, Duccio Grassi Architects.
Sistema impiantistico e allestimento si coiugano in un elemento progettuale che si mimetizza nell’ambiente.
Max Mara Tokyo Ginza Home, Duccio Grassi Architects
Sostenibilità e impatto ambientale: le visioni legate al design
Una delle tematiche forse più inflazionate negli ultimi anni è sicuramente legata alla sostenibilità e all’impatto ambientale.
Innumerevoli potrebbero essere le visioni e progetti che ne fanno da porta bandiera.
Dal mondo della progettazione il tema dell’economia circolare si sposta direttamente al mondo produttivo trovando infiniti sfoci.
Che cosa significa però effettivamente essere sostenibili al giorno d’oggi?
Produrre utilizzando materiale di riciclo non sempre è la soluzione definitiva. Bisogna mettere infatti sul piatto della bilancia l’insieme ciclo di vita degli arredi e considerare il loro impatto ambientale anche nel corso degli anni.
Ecco allora che la parola “riciclo” compare diverse volte durante questa Digital Design Week.
L’architetto e designer Paola Navone porta la sua visione degli oggetti di riciclo come una serie di prodotti artigianali ricavati dagli scarti di lavorazione.
Una visione che vuole rompere gli schemi portando colore e allegria all’interno dei progetti riuscendo a valorizzare quella che è la manualità artigianale locale.
Giuseppe Pedrali, amministratore delegato dell’omonima azienda bergamasca, si sofferma inoltre sull’aspetto normativo della sostenibilità.
“Essere sostenibili” è ormai diventato il motto comune di diverse aziende produttrici, ma quante di loro effettivamente si soffermano sulle certificazioni che posso attestare ufficialmente questa caratteristica? I processi produttivi sono effettivamente controllati e progettati in modo da ridurre gli sprechi e incidere il meno possibile sull’ambiente?
Ico Migliore, architetto di Migliore+Servetto, sottolinea come il tema della sostenibilità non sia soltanto legato ai materiali ma al comportamento degli utenti.
Tra tutti i pensieri analizzati, quello che sicuramente noi di Modulor sposiamo completamente è quello proposto dall’architetto e designer Piero Lissoni durante la conversazione “Tutto è progetto” disponibile su AD Italia.
La sostenibilità consiste nel progettale arredi in grado di durare nel tempo.
Cosa significa fare design oggi? Come emergere all’interno di un mercato sempre più ampio?
Condividiamo ancora una volta le parole di Piero Lissoni come fulcro e riassunto di questa Digital Design Week.
Il mondo del design ragiona ora worldwide, ciò che consente di essere valorizzati è l’alta qualità e il saper mantenere e conservare il “fare artigianale”.
Pur sapendosi relazione alla sempre più frequente tecnologia e al mondo dell’intangibile, è fondamentale riconoscere la ricchezza offerta dall’artigianato. Il nuovo modello di artigianalità, seppur abbia perso alcune qualità trasmesse negli anni, incontra nuove possibilità.
Saper relazione la capacità di usare le mani, il toccare i materiali e interpretarli con tecnologie incredibili consiste nel design del futuro.
Un design meno disegnato e più prodotto.
Seppur il termine stesso “design” ossia disegno industriale, sembrerebbe viver all’opposto della concezione di artigianalità, la congiunzione di questi mondi è la vera chiave innovativa per il futuro della progettazione di interni.
Round D.154.5, la storica poltroncina disegnata da Gio Ponti e reinterpretata in veste contemporanea da Molteni & Co
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